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La chiesa di San Matteo si colloca nel centro del nucleo abitato di Comasine, arroccato sul ripido versante della montagna. Questo piccolo centro fu sede di una fiorente attività mineraria, che richiamò manodopera non solo valligiana, ma anche proveniente dalla Lombardia.

Le notizie relative all’antica chiesa attestano la sua esistenza nel 1446. L’attuale struttura risale al 1462 ed è opera dei fratelli Giovanni e Domenico fu Pietro di Comasine. Dipendente dalla curazia di Celledizzo, ebbe il fonte battesimale intorno al 1550 e fu consacrata il 24 luglio 1617.

I ripetuti incendi e le frequenti valanghe recarono alla chiesa notevoli danni cosicché i restauri effettuati nel tempo e gli ampliamenti eseguiti nel secolo scorso hanno contribuito ad alterare il suo aspetto originario.

Particolare, perché non riscontrabile in altri organismi religiosi della valle, è lo sviluppo della pianta dell’edificio che si può ricondurre ad uno schema a “croce greca”. Il coro presenta una forma poligonale, così come il corpo ad esso simmetrico, riservato, come vuole la tradizione, ai minatori ed accessibile da un ingresso posto a ridosso della montagna. Pregevole è il portale tardo-rinascimentale, datato 1619, che si affaccia sul piccolo sagrato; ha trabeazione e piedritti lavorati a specchio, con motivi decorativi scolpiti a punta di diamante e a rosette, simili a quelli della chiesa di Sant’Antonio di Mastellina.

Il campanile fu ricostruito nel 1856, in sostituzione del vecchio, distrutto nell’incendio del 1853.

L’interno si presenta coperto con volte sottolineate da un reticolo di nervature poggianti su pilastri e peducci. Weber afferma che “una volta il coro dietro l’altare era coperto di affreschi”, di cui non è più visibile alcuna traccia. La chiesa ospitava in origine tre altari dedicati: il maggiore a San Matteo, il laterale destro a San Bernardino e il laterale sinistro a Sant’Antonio. L’altare maggiore è stato smontato; i due altari laterali, di analoga fattura, sono intagliati e dorati e rispecchiano, nella loro concezione architettonica e decorativa, il gusto rinascimentale. Accolgono nelle specchiature centrali le effigi della Madonna del Rosario e del Sacro Cuore e le loro pale sono conservate sulle pareti dell’aula.

I recenti furti avvenuti a spese del patrimonio scultoreo della valle hanno suggerito l’opportunità di spostare in questa sede i tre altari lignei conservati nella chiesa di Santa Lucia. L’aula si è così arricchita di questi arredi che sono tra gli esempi più significativi e meglio conservati in valle.

Nella sede dell’originario altare maggiore è stato collocato l’altare di Santa Lucia, mentre sulle pareti laterali del braccio dell’aula, a sinistra del presbiterio, sono stati posti i due altari dedicati ai Santi Lorenzo e Bartolomeo e ai Santi Rocco e Bernardino.

L’altare intitolato a Santa Lucia è in legno, riccamente intagliato e dorato. Tralci di vite, grappoli di frutta, fiori, nastri, figure d’angelo e teste di cherubino si inseriscono in un’equilibrata composizione architettonica di gusto barocco. Analogie stilistiche con opere sicure dei Ramus sono state evidenziate da recenti studi che hanno attribuito a questi intagliatori la paternità dell’opera. Al centro la pala rappresenta Santa Lucia con la palma del martirio e il piatto su cui poggiano gli occhi, Santa Caterina con palma e corona regale e la Madonna con il Bambino attorniata da angeli. La nicchia, dietro la pala, accoglie la statua dipinta e dorata di Santa Lucia.

L’altare di San Lorenzo e San Bartolomeo è in legno, intagliato e dorato. La data 1652, nascosta con eleganza nella decorazione del fregio, conferma l’attribuzione a Simone Lenner. Il dipinto dei Santi San Rocco e San Bernardino costituisce uno dei pochi esempi ancora integri di inserimento di un trittico tardo-gotico in un contesto di gusto barocco. Nello scrigno stanno le statue della Madonna con il Bambino, San Rocco e Santa Lucia; ai lati le figure, in bassorilievo, di due santi. Il tutto è impreziosito da un leggero e raffinato intaglio e da una splendida doratura che coprono tutta la superficie e fondono, in una composizione perfettamente armonica, elementi di epoche diverse.