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È quasi sempre detta cappella di San Rocco nel cimitero, mentre ora è conosciuta come cappella di Sant’Antonio. Nel 1616 aveva un unico altare che era privo di pala; nel 1695 fu trovata “pervetusta et coloribus destituta” e bisognosa di restauro. La piccola navata della cappella fu demolita nel 1893 quando fu costruito il nuovo campanile. Ora non resta che l’abside a crociera tutta coperta di antichi affreschi. Nelle vele della volta sono dipinti i simboli degli evangelisti, ognuno dei quali è accompagnato da un cartello con scritta a caratteri gotici. Quello di San Matteo, figurato in un angelo alato, San Luca contraddistinto con il bue alato, poi l’aquila alata. Agli spigoli delle vele corre un cordone di cerchielli di vari colori di bell’effetto, che funge da cornice. Sull’arco sono presenti i busti dei quattro profeti maggiori, attorno ai quali svolazza una filateria con relativa frase scritturale. Sulla parete dietro l’altarino sono dipinti il Crocifisso, con due angeli ai lati che raccolgono il sangue che sgorga dalle ferite del corpo di Cristo, e, ai piedi della croce, la Vergine e San Giovanni. Nello scomparto inferiore sono presenti cinque santi allineati dei quali però non si vedono le teste, perché coperti da un quadro che vi è sovrapposto. Sulla parete sinistra è dipinta la Natività di Cristo con la Vergine e San Giuseppe in atto di adorazione, mentre su quella di destra l’adorazione dei Magi. La scena nel suo insieme è semplice, ma piena di sentimento. Sotto di essa si legge: “Hoc opus f. f. Salvator… Franciscus q. Petri ac Andrea sindicis huius ecclesiae ad honorem… Virginis Mariae et Fabiani et Sebastiani et Rochi, Die III Iunii MCCCCLXXIII”. Nella parete inferiore sono dipinti: Sant’Antonio Abate con un bastone a ferla, campanello al cingolo e porcellino ai piedi, Sant’Appollonia con tenaglia e dente nella mano sinistra, palma nella destra e corona in capo, Santa Caterina con gli emblemi del martirio, San Vigilio in veste pontificale e San Bernardino con il monogramma fregiato del nome di Gesù e con un libro aperto sul quale si legge: “Manifestavi nomen tuum hominibus”. Colori, bande, cornici e figure sono attribuibili all’opera di Giovanni e Battista de Averaria che popolarono di Santi e Madonne tante altre chiese delle valli del Noce. La chiesetta è monumentale.