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Chiesa di San Bartolomeo

Pegaia

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La chiesetta di San Bartolomeo sorge, solitaria in mezzo ai prati, lungo la strada che da Cogolo porta alla Valle della Mare. La tradizione locale vuole che la chiesa sia stata edificata dai minatori o da famiglie stanziatisi in questo luogo isolato per evitare il contagio della peste. Viene comunemente chiamata anche chiesa di Pegaia, dall’omonima villa che una volta sorgeva in questa località e che fu completamente distrutta, ad esclusione della piccola cappella, poco prima del 1431, forse da una valanga o da una frana. Fu consacrata, in seguito alla ricostruzione e all’ampliamento, il 22 agosto 1512 e dedicata ai Santi Bartolomeo, Paolo e Tommaso, ma le sue origini sono molto più antiche. La primitiva cappella si identifica con l’attuale zona presbiteriale, mentre il resto dell’edificio è dovuto ad ampliamenti successivi. La chiesa fu oggetto di restauro nel 1850, come indica la scritta su una parete interna, e, nel 1967, si provvide al consolidamento dei muri perimetrali e del piccolo campanile.

L’edificio, di modeste dimensioni, presenta una struttura architettonica molto semplice, coperta da un tetto a due falde in scandole da cui si eleva una piccola lama in muratura a sostegno della campana. La chiesa, sulla parete absidale, conserva tre riquadri affrescati: la Madonna in trono che regge il Bambino, Sant’Agostino seduto in cattedra ed, entro una bella cornice a candelabra, un gigantesco San Cristoforo. Anche qui come a Sant’Agata, Pejo e Comasine, l’immagine del santo si colloca in posizione ben visibile lungo la via e il corso d’acqua, a proteggere il viaggio dei pellegrini.

Al centro della parete una piccola finestra ad occhio illumina il presbiterio della chiesa, coperto da una volta a crociera e separato dall’unica navata a soffitto piano mediante una cancellata in legno di fattura popolare.

Sulla parete sinistra del coro si conserva un affresco, segnato “die julii 1513”, dove compaiono, allineati e reggenti i propri attributi, gli Apostoli Paolo, Tommaso, Bartolomeo e Sant’Antonio Abate, quest’ultimo rimpicciolito per adattarsi all’andamento curvilineo della lunetta in cui si inserisce l’affresco. Sulla parete destra dell’aula un secondo dipinto molto degradato, datato 1728, raffigura, entro una bella cornice di foglie, una Madonna incoronata con in braccio il Bambino ed, a fianco. .

L’interno della chiesa conserva l’originaria rusticità; ha un corpo quadrato con volta a crociera e la navata a soffitto piano (una volta era a cassettoni, ornati di intagli). L’unico altare presente nella chiesa è ligneo, intagliato e dorato e fu eseguito, secondo la Leonardi, nei primi decenni del 1600. È molto semplice ma di buona fattura ed accoglie, nella specchiatura centrale, una pala raffigurante una Sacra Conversazione che ricorda il dipinto del 1608 di Martino Teofilo Polacco, posto sull’altare laterale destro della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Cogolo.